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I Primi 50 Anni Dell’EU

By Mara Palermo

Bronx Journal Staff Writer

Originally published in Spring 2008

L’Unione Europea festeggia i suoi primi cinquanta anni. Tra molte speranze, il vecchio continente celebra a Berlino l’anniversario della firma del Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea (CEE), o, se si preferisce, della propria nascita ufficiale sancita dai Trattati di Roma. Era il 25 marzo 1957 quando i Trattati di Roma istituivano la CEE e l’Euratom (Comunità Europea dell’Energia Atomica), dando inizio al lungo progetto di integrazione europea e alla costruzione di un’Europa economicamente e politicamente unita.

Dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, dalla speranza di un futuro comune fatto di pace e prosperità e dagli sforzi di alcune menti illuminate, quali Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, comincia il lungo e faticoso cammino dell’Europa. L’unificazione del Vecchio continente parte con un piccolo nucleo di sei stati, la Francia, la Germania, l’Italia e i tre del Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo). Era un lunedì piovoso quel 25 marzo del 1957 quando i ministri degli Esteri di Benelux e di Francia, il cancelliere tedesco Adenauer, il presidente del consiglio italiano Antonio Segni e il ministro degli Esteri Gaetano Martino si riunirono alle 18 nella Sala degli Orazi e Curiazi, nel Palazzo dei Conservatori al Campidoglio, per apporre le loro firme ai due Trattati di Roma. Fu così posta la prima pietra della costruzione europea.

La guerra aveva ridotto sul lastrico tutti i paesi europei quindi sembrò logico unire le proprie forze partendo dalle risorse possedute per razionalizzarne l’uso. Si cominciò così dal carbone e dall’acciaio. Nacque un mercato unico che gradualmente avrebbe portato all’abbattimento delle barriere doganali, alla libera circolazione delle persone, alla creazione di regole comuni per ciò che concerne la vita dei cittadini comunitari. Si parte quindi con l’economia e quindi con la creazione di un grande mercato. Dalla nascita della CEE, l’Europa è cresciuta ed è diventata Unione Europea, ha creato un mercato unico con una moneta comune. Dai sei stati fondatori se ne sono aggiunti altri diciannove. Oggi è composta da ventisette Stati, fra cui molti paesi che fino a pochi anni fa facevano parte del Comecon (Patto Economico fra i Paesi Comunisti).

In realtà i fondatori del primo nucleo europeo speravano in una forte unità politica ma il mondo non era ancora pronto. Il clima internazionale che aveva accompagnato le trattative di unificazione economica non era stato dei più favorevoli: solo pochi mesi prima, nell’autunno 1956, c’era stata la rivolta ungherese contro l’occupazione sovietica e l’intervento armato franco-britannico seguito alla nazionalizzazione del Canale di Suez decisa dal presidente egiziano, Gamal Abdel Nasser. Il timido inizio dell’unificazione europea non si è però arrestato e in questi decenni di complessi cambiamenti nella politica globale, l’integrazione europea ha continuato a progredire. Il processo di integrazione non si è ancora del tutto concluso. Anzi i cambiamenti graduali continuano ancora oggi affinché possa svilupparsi una sincera identità europea.

Dopo 50 anni la strada sembra ancora lunga ma la volontà non manca. Nella capitale tedesca, a lungo simbolo della divisione della Guerra fredda, i leader politici dei ventisette attuali Paesi membri dell’Unione Europea hanno appena adottato la Dichiarazione di Berlino, testo sottoscritto nel Museo Storico Germanico. Il documento è stato siglato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione, dal presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso e dal presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering alla presenza di tutti i leader dei ventisette Paesi che compongono l’Unione Europea. Il testo si limita a descrivere i successi dell’Unione, inclusi l’introduzione dell’Euro come moneta unica e la riunificazione in senso generale dell’Europa. Il documento elenca inoltre quelle che saranno le priorità europee per il futuro: clima, energia, competitività e un ruolo più forte sulla scena mondiale. Dopo lo stallo provocato dal no francese e olandese alla Costituzione Europea, i ventisette leader hanno quindi lavorato ad una dichiarazione di intenti, che riassume i valori dell’Europa: pace, difesa delle libertà individuali, lotta al terrorismo e al crimine organizzato. Si tratta di un documento che esalta le radici e i valori dell’Unione Europea e pone le basi per il rilancio della stessa ed il varo della riforma istituzionale entro le elezioni europee del 2009. E per discutere nuovamente della Carta Costituzionale l’appuntamento è per il prossimo vertice di giugno. La Merkel ha messo in guardia l’Unione dall’indugiare ulteriormente sull’attuazione delle riforme necessarie al suo funzionamento, sostenendo che ciò sarebbe “un errore storico”.  Il Presidente del Consiglio Romano Prodi indica una via precisa da seguire: “l’Europa ha bisogno di ritrovare un poco della sua follia creativa. Per convincersi che il mondo può essere cambiato, reso migliore, che non ci si debba accontentare si prenderselo così com’è. Per completare il suo progetto di pace e prosperità: il più grande, il più nuovo e il più visionario che il mondo contemporaneo conosca”. Per Prodi, “l’Unione Europea rappresenta soprattutto l’antidoto ai mali d’Europa, ai nostri mali. È Il riscatto e lo slancio d’orgoglio di un continente che nella prima metà del secolo scorso è stato sul punto di suicidarsi”.

Non mancano quindi i motivi per festeggiare. Il clima pessimistico ed euroscettico di questi ultimi anni ha lasciato il posto ad un fine settimana ricco di festeggiamenti ed entusiasmo per i risultati raggiunti dall’Europa. Un ampio programma culturale e di divertimento popolare è stato allestito nel centro di Berlino, con concerti di artisti europei, mostre nei musei aperti fino a tarda notte, e decine di tende davanti alla porta di Brandeburgo per illustrare la molteplicità di offerte dell’Europa in tutti i campi. Una grande festa quella di Berlino che non poteva terminare se non con i fuochi di artificio sulla porta di Brandeburgo e con le note dell’Inno alla Gioia di Beethoven. Le prossime settimane e i prossimi mesi diranno se i propositi di queste ore si saranno tradotti in realtà. Appuntamento quindi al prossimo consiglio europeo di giugno, un vertice carico di aspettative e speranze come mai negli ultimi anni era capitato. Con l’obiettivo, per chiudere usando le parole del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, di avere ‘’un’Europa Unita, un’Europa che parli con una sola voce perchè nessuno dei nostri Stati potrà da solo contare nel mondo d’oggi e di domani”.

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